martedì 29 maggio 2012

29 mai 2012 - 18h45

La gioia che sento dentro al cuore sfonda i confini della razionalità.
Preziosa - la razionalità - perchè mi dà coscienza della gratificazione dei miei sforzi, mi fa vedere il valore della mia determinazione, delle mie capacità. Preziosa ed estremamente limitata - perchè troppo ancorata a ciò che si può vedere, toccare dimenticando che il più è invisibile agli occhi e impossibile da toccare.
Ecco, la gioia che sento non è riconducibile ad alcun fatto in particolare, a nulla che possa essere raccontato, visto, rivissuto.
La gioia che sento è la mia Buddità che fiorisce alla luce del Daimoku che questo mese ha guidato il mio cuore e la mia vita.
Tempo di vita prezioso, irripetibile, irrinunciabile, indimenticabile.
Tempo fatto di tante lacrime, consapevolezze, desideri, determinazioni, soddisfazioni, allontanamenti, conoscenze, nuovi arrivi, cene, parole, sguardi, abbracci, incontri, scoperte, rinunce, sole, chiacchiere, risate, mare, pioggia, bambini, fiori, passeggiate, solitudine, felicità.

http://www.youtube.com/watch?v=rgoNEPormBE

lunedì 28 maggio 2012

Ruth e Carlo - a passeggio per il centro storico - leggendo, viaggiando, ridendo ---

 Per raccontare questa storia d'amore bisogna partire da Odessa che bisogno c'è di andare tanto lontano? Se dico Odessa non mi viene in mente niente mi confondo. Odessa è una parola suggestiva musicale tipo odissea. Odessa odissea ma non so bene dove sia. Raccontami un'altra storia Nooooo ti racconto di Odessa perchè questa ti voglio raccontare. E' la storia di un uomo e una donna che si sono persi e perdendosi hanno riunito il contenzioso con l'invisbile, perchè o si amavano o morivano. Allora è una storia romantica? mi farà sognare? Toh! Eccoti un atlante, andiamo per ordine apri la pagina dell'Europa e guarda a destra in basso ma non troppo guarda sul Mar Nero, lì c'è Odessa. Mmmm lo sai che ci vedo poco, le scritte sono minuscole non riesco a leggerle, mmmm ma non puoi raccontare un'altra favola? No, stai zitta. Odessa agli inizi del 900 c'è una famiglia a Odessa sul Mar Nero. Hanno un teatro si divertono. Immagina il teatro, le scene, i costumi. Poi scoppia la rivoluzione, figli maschi muiono tutti, le femmine si salvano. Nadesha finisce ad Amburgo sposa del Sig. Curiel. Amburgo? mmmm dove sta? Guarda sempre la cartina dell'Europa ma stavolta in alto al centro, prima delle isole, sul mar Baltico. Non la trovo non c'è. Ad Amburgo, nel 1914, nasce Ruth Curiel. Amburgo, non c'è disegnata. Uffa ma quanto sei noiosa. Vabbè adesso cerca Praga. Praga, lì a destra della Germania. Ma non dovevo cercare Amburgo? Perchè Praga? Perchè nel 1939 scoppia la guerra e Ruth da Amburgo fugge a Praga. La Germania si era fatta troppo pericolosa per lei. Ruth è ebrea. Non trovo nessuna di queste città che nomini. Questa storia non mi piace. E questa Ruth che da Odessa ad Amburgo e poi a Praga? Che fa questa Ruth? Dopo un anno Ruth da Praga arriva a Nervi. Finalmente un posto che conosco! E perchè proprio a Nervi? Te l'ho detto c'era la guerra, Nervi era protetta dalla Croce Rossa Internazionale. Questa storia non mi piace, parli solo di guerra e di una piccola ebrea che fugge per l'Europa. Voglio una storia d'amore. Ruth è da sola a Nervi. Sua madre, quella del teatro di Odessa, è rimasta ad Amburgo, il padre combatte in Francia, i suoi fratelli sono dispersi. Mmmm, vabbè allora dov'è l'amore? Aspetta.... Ruth vuole salvare almeno sua madre. Come fa? Con una bugia. Per costringerla a lasciare la Germania e tutto quel che possiede, le manda un telegramma e le dice di essere gravemente malata. E la mamma? Che domande? Ovviamente abbocca. Così arriva anche lei a Nervi. Ma non dovevi raccontarmi una storia d'amore parli solo di guerra voglio ascoltare una storia d'amore. Una cosa alla volta, andiamo con ordine. Ricordati che siamo in un tempo di catastrofe, il mondo stava sospeso tra perdizione e innocenza. Sulla passeggiata di Nervi Ruth incontra un uomo di cui si innamora, un soldato italiano in convalescenza. Il segretario politico del fascio di ALessandria. Finalmente! La storia comincia a piacermi. Che fanno? Si sposano? Il soldato italiano è già sposato... e lei è un'ebrea in fuga. E allora? Te l'ho detto, si innamorano. E' amore. Carlo de Mattei, un militare fascista fa l'amore con un'ebrea russa. Come dono di fidanzamento le regala un sacchetto di..... un sacchetto di diamanti? Ma quanto sei scema! Le regala un sacchetto di caffè che a quei tempi era come un sacchetto di diamanti. E poi? Ruth conserverà tutta la vita un chicco di quel caffè. Finalmente una cosa che mi piace il chicco di Ruth. Carlo deve tornare a combattere, lo spediscono sul fronte balcanico. Ruth non sa se lo rivedrà mai più. Carlo parte per la guerra. E Ruth? Ruth avrà una figlia da [grazie a qualche furbo che ha cancellato non siamo riusciti a decifrare] crescere. 1942. Ricordati c'è sempre la guerra. Sarebbe questa la storia d'amore? Aspetta.... Carlo [di nuovo illeggibile] e torna in Italia ma c'è ancora la guerra. Lo mandano col Battaglione Monterosa fra i monti della Valtellina a coprire la fuga del duce, ormai braccato che tenta di fuggire in Svizzera. Uffa, sono stanca di sentire parlare solo di guerra. Poi una notte Ruth fa un sogno: sogna la mamma di Carlo che le dice di andare a salvare suo figlio. Ruth parte alla volta di Sondrio. Eh? Che fa? Non hai detto che c'è la guerra? Peggio della guerra c'è lo sbando, l'Italia è divisa a metà, i tedeschi in fuga, gli americani alle calcagna. Ruth va dai partigiani , Ruth costringe suo marito ad arrendersi. Gli salva la vita..... E poi? Finalmente si sposano? Macchè stanno nascosti finchè nell'autunno del 1945 riescono ad imbarcarsi per la Palestina... Palestina.... Mmmmm sull'atlante non c'è. Stavolta hai ragione il giorno che lasciano l'Italia si imbarcano a Genova. Sono il Sig. Carlo Curiel nato a Odessa, sua moglie, sua figlia e sua suocera a salpare verso Haifa. Lui cambia nome, ah capisco. Diventa ebreo? In un certo senso anagrafico, si. Ma realmente lo diventerà più avanti. In Palestina c'è la guerra. Carlo Curiel combatte contro gli inglesi poi entra nell'esercito israeliano, nel genio militare costruisce la prima strada tra Be'er Sheva e Eilat. Qui nasce la loro seconda figlia. E poi? Restano in Israele fino al '58 poi tornano in Italia, Carlo è processato in contumacia per i fatti della Valtellina. E quel chicco di caffè? Ruth lo porta sempre con sè, anche quando partono per l'Africa. Vanno in Nigeria, ci restano quasi dieci anni. Ma in Italia non ci vivono mai? Siiii...poi tornano. Africa, Spagna, una puntatina nelle Filippine e alla fine approdano a Genova e da Genova a Tortona. Finalemnte. Posso riporre l'atlante? SI puoi chiuderlo. Siamo arrivati quasi alla fine della storia. Carlo, un uomo che ha combattuto molte guerre e girato mezzo mondo, muore in un incidente domestico, non ci crederai precipita da un albicocco su cui si era arrampicato. E Ruth? Ruth gli sopravvive per sette anni, sette come i pianeti. Poi se ne va anche lei, lo raggiunge. Dormono l'uno accanto all'altra la stella di David e la croce latina, nell'attesa del risveglio, alla fine della fine del tempo, all'inizio della vita vera che ci attende non trova su nessun atlante...

venerdì 25 maggio 2012

l'altra sera, parlando...

Paura di morire?
...o di vivere morendo?

Sottoscrivo, tutto -

[Nichiren Daishonin] scelse la via più difficile non smettendo mai di credere che prima o poi gli esseri umani avrebbero potuto trasformare ogni inferno in una pura terra tranquilla. Senza alzare nessuna arma se non quella della parola e del coraggio. Perchè rispettare profondamente ogni singola vita non vuol dire evitare o temere i conflitti, ma agirli fino in fondo, con l'animo pulito. Senza tacere, sottostare a compromessi, senza evitare gli ostacoli o il giudizio degli altri, senza l'illusione o la pretesa che tutti ci vogliano bene.
Rispettarti significa dire quello che penso con la fiducia che tu possa ascoltarmi, spostarti o spostarmi dalla fissità che ci fa ostili. Se non adesso, poi. Se non accade subito, accadrà. Significa non arrendersi. Non lasciare che questa fiducia si spenga. Che si spenga la speranza.

Combatto [il male] cercando ogni istante di pulirmi dalla vigliaccheria che mi fa scappare, dall'illusione di essere superiore o inferiore, dall'arroganza di pensare che si giochi tutto sul misero piano del torto o della ragione. C'è sempre in gioco molto di più. Di fronte al male che fai o che sento, di fronte a ogni conflitto, c'è in gioco la mia fede che può crescere o impantanarsi e regredire, c'è in gioco la possibilità che ho di rivoluzionare me stessa e il mondo.

da Buddismo e Società n. 139 - M. Vigorita

giovedì 24 maggio 2012

bonne nuit

...come dormire
su un prato
di
dolci
foglie appena bagnate -

martedì 22 maggio 2012

dodici ore più tardi - C.

Tutto quello che vedo ora sono solo immagini.
Ricordi di momenti vissuti insieme.
Parole dette, scritte, ascoltate.
Sguardi.
E abbracci. Stretti. Meravigliosi.

Farò fatica ma - come i tanti altri momenti tristi - passerà. E sarò più forte di prima.
Questo lo so, lo sento.
Intanto però

manchi.

venerdì 18 maggio 2012

Bambino,

fiore della vita.

Vita,
seme della terra.

mercoledì 16 maggio 2012

da: Manuale di Pedagogia Interculturale

Incontrando il corpo dell'altro incontro la prima dimensione della sacralità; in questo senso l'unione di due corpi nell'amore tocca una dimensione peculiare della sacralità: si tratta di un affondamento di sè nell'altro e dell'altro in sè, di un ricevere l'altro e all'altro offrirsi che ritroviamo nell'amore e nell'orgasmo; se l'orgasmo è perdita di sè nell'altro/a, se è imparare ad abitare i ritmi dell'altro/a, se è un cedere all'evento, allora esso è il paradigma di una forma di conoscenza alternativa. Perdersi nell'altro per ritrovarsi è però possibile solamente per personalità abbastanza forti da non soccombere; questo è l'amore adulto [...].
Si può amare anche attraverso la logica e il concetto, anche attraverso la poesia o la ragione; si può incontrare l'altro con una carezza ma anche con un trattato di sociologia che delegittimi i delirio neo-razzisti; amare perdendosi dentro l'altro/a è un modo di instaurare una nuova forma di conoscenza, o meglio di restaurarla, di farla tornare dall'esilio. Ma il corpo dell'altro è anche ostacolo, difficile convivenza, conflitto: affrontare queste negatività e non negarle in modo semplicistico in nome di un irenismo di maniera, è la vera lotta per la pace e la convivenza.

[R. Mantegazza]

martedì 15 maggio 2012

2012.05.14 - 17h05

....quella voglia - in ogni angolo di me - di sentirti... sulla pelle... le tue mani lungo il mio corpo a stringermi... e sulla schiena, a disegnare contorni immaginari, inesistenti... il tuo calore... la forza della passione, la delicatezza del sentimento.
Lentamente ci ri-scopriamo, ci ri-troviamo, re-impariamo a darci.

Tu, mio

Gelosie di cose mie.
L'idea di non poterti avere - sentire - toccare - guardare mi fa impazzire, non posso sopportarla.
Il solo pensiero mi crea una voragine dentro, mi rende sorda, cieca, inutilmente immobile.
Abbracciarti, stringerti e lì perdermi, (ri)trovarti.
Ancora, senza sosta.
Aver assaggiato la tua assenza ha reso amaro il mio cuore, insipida la mia bocca, vuote le mie mani, inutili le mie parole, opachi i miei occhi.

lunedì 14 maggio 2012

Ascolto --- 3

http://www.youtube.com/watch?v=6IoRXefzJvU&ob=av2n

Chicco questa la sento proprio nostra... adesso.

*

sabato 12 maggio 2012

2012.05.11

Sono stata al mare oggi.
Il primo giorno di sole caldo, di mare calmo, blu.
Avevo bisogno di farmi accarezzare la pelle, di sentirmi bella.
Ci hanno pensato il vento tiepido e il luccichio dell'acqua a farlo.
Non mani grandi, nemmeno occhi dolci - che conosco.
Sento un pò di tristezza ma anche tanta voglia di non perdere di vista le mie cose - le cose della mia vita.
Che è così ricca e piena e luminosa!
Non un singolo istante, nemmeno un piccolissimo frammento dello spazio e del tempo di questa mia esistenza.
Per nessun motivo.

mercoledì 9 maggio 2012

Pensieri prima della nanna

Sono orgogliosa di come sono.
Orgogliosa delle scelte che ho fatto - sempre.
Orgogliosa di come vivo la mia Vita, di come mi rispetto, di come mi pongo nei confronti degli errori, dei senitmenti, delle persone, delle responsabilità.
Sono felice di aver scelto di vivere un'esistenza aperta, curiosa, interessata.
Mi sento molto fortunata per aver avuto due genitori e due fratelli che - seppur con infiniti difetti e limiti - mi hanno saputo dare i giusti strumenti per imparare a godere delle cose - tutte - della vita.
Sono felice di non fermarmi di fronte alle apparenze, di non ascoltare semplicemente le parole perchè ascoltare davvero significa leggere oltre le righe di un discorso, di un'affermazione, di un'offesa.
Ascoltare davvero significa tendere le orecchie, aprire gli occhi, usare il cuore, accendere il cervello.
Mi sento molto fortunata perchè non mi accontento, credo nel meglio, nel percorso di crescita, nelle salite delle difficoltà.
Sono felice di essere vista come una 'diversa'. Diversa dal resto della massa. Diversa da tutto e da tutti.
Qualche tempo fa una persona che è stata vicino a me per un certo periodo della mia vita (quello della metamorfosi) mi ha detto una frase molto bella, che ricorderò sempre; diceva così: "Al mondo dovrebbero esserci più persone come te, e invece è troppo difficile incontrarne."
Non ho nulla di speciale - uso il cuore: cosa, oggi, per nulla incoraggiata, uso il cuore senza discernerlo dalla testa.
Aanche se ci hanno sempre detto che non è possibile perchè o usi uno o usi l'altro.
E sono felice perchè il mio occhio è aperto e critico.
Tanto quanto lo è il mio cuore.



martedì 8 maggio 2012

La parola

SCUSA è stata data all'uomo per poter rimediare ad un errore che egli - in quanto essere fallibile - inevitabilmente ha compiuto - e compierà.
Uno strumento prezioso quindi, non qualcosa da evitare.
Uno strumento prezioso da usare, ogni qualvolta ci si rende conto di aver sbagliato, ogni qualvolta si prende consapevolezza del proprio errare.
Prendere consapevolezza.
Accettare - la propria imperfezione.

a 4 giorni dal mio compleanno

Quanta rabbia e delusione e amarezza -
Quello che sento dentro è brutto, mi fa male.
Mi sento offesa, umiliata da un'aggressione verbale che mai nessuno si è permesso di perpetrarmi.
Nemmeno mio padre, l'unico che - forse - aveva qualche diritto in più di farlo rispetto a chiunque altro.
E se posso capire la situazione, il momento particolarmente stressante, impegnativo di certo non posso giustificare la totale mancanza di assunzione delle proprie responsabilità in merito.
Chiedermi scusa è la prima cosa che serve per sciogliere questo groviglio.

giovedì 3 maggio 2012

semplicemente,

vorrai il tempo che hai avuto e non mi hai dato.