lunedì 29 aprile 2013

Allontanarsi -

Di te
che te ne vai
e
della lacerazione
che mi duole
alla pelle,
alle ossa,
alla carne del mio cuore.
Ma soprattutto
delle lacrime
che
non riesco a piangere.

22 aprile 2013

Ho bisogno di leggerezza.
Ho voglia di lasciare andare la zavorra inutile di un passato messo laddove deve stare, cioè al suo posto.
Ho il diritto di non avere più voglia di parlarne, dirne, per giustificarmi, spiegarmi.
Ho il diritto di decidere chi, cosa, perché vedere, dire, sentire, ascoltare. Senza dover rendere conto a nessuno che non sia il mio cuore.
Ho voglia di leggerezza.
Ho voglia di dare spazio ed energie alle cose belle che sono della mia vita.
Della rabbia, dell'amarezza, della delusione adesso non voglio più dire. Perché già tanto ho saputo, troppo ho ascoltato.
Ora è al bello che voglio dare voce.

lunedì 8 aprile 2013

Sul treno - 8 aprile 2013, ore 12,17

Lascio di nuovo questo spazio pieno di ricordi e di immagini speciali: le gemme pronte a dare spettacolo; i fiori aperti a quella poca luce che le nubi, di tanto in tanto, lasciano filtrare; il calore del sole; l’amore dei miei gattini; il silenzio, la quiete delle colline colme di viti che attendono la nuova vita che nasce ad ogni primavera; l’eleganza di un meraviglioso capriolo che – curioso – osserva il treno passargli a qualche decina di metri.
L’angolo del mio paradiso. Anzi, il paradiso, qui, è in ogni angolo. Perché della semplicità si fa vessillo, portatore, custode. Della semplicità della Vita, che è – oggi, per me – amore, tristezza, sofferenza, ricordo, incontro, abbraccio, silenzio.

mercoledì 3 aprile 2013

ARRENDERSI AL CORPO - A. Lowen [estratti] --- bozza

Estratti dal Primo Capitolo

Le tensioni muscolari croniche si riscontrano in tutto il corpo come segni di impulsi bloccati o di sentimenti perduti. [...] Ogni tensione rappresenta una limitazione della capacità di esprimersi dell'individuo [...] La tensione muscolare cronica è il lato fisico del senso di colpa [Quest'ultimo] è il sentimento di non avere il diritto di essere liberi, di fare quel che si vuole.
Senza la libertà interiore di sentire profondamente e di esprimere pienamente i propri sentimenti non può esserci gioia.

Vivere nel profondo del proprio essere può risultare doloroso o spaventoso all'inizio, ma può anche essere appagante e gioioso, se abbiamo il coraggio di attraversare l'inferno per raggiungere il paradiso.
[La] concezione (di ispirazione mitologica) [...] equipara il diaframma alla superficie della terra. La metà del corpo posta sopra al diaframma è alla luce del giorno, la parte sotto, ossia il ventre, è nell'oscurità della notte e dell'inconscio. La mente conscia ha un certo controllo sui processi della metà superiore del corpo, ma scarso o nessun controllo sui processi che hanno luogo nella metà inferiore, che include le funzioni della sessualità, dell'escrezione e della riproduzione. Questa parte del corpo è strettamente connessa alla natura animale dell'uomo, mentre le funzioni della metà superiore sono più soggette alle influenze culturali. Il modo più semplice di descrivere la differenza è dire che mangiamo come esseri umani ma defechiamo come animali. Forse perché la metà inferiore del corpo è associata con la nostra natura animale, le sue funzioni, specialmente la sessualità e la motilità, possono produrre esperienze estremamente piacevoli, perfino estatiche.


Estratti dal Secondo Capitolo

La repressione [di paura, rabbia e tristezza] e la concomitante tensione riducono la mobilità del corpo, producendo uno stato di vitalità ridotta o depressa. [...] il vero amore non può essere guadagnato o meritato grazie a una qualche prestazione. [...] la depressione verrà meno se l'individuo è capace di sentire e di esprimere sentimenti.

La salute emotiva è la capacità di accettare la realtà e di non sottrarsi ad essa.

Per conoscere noi stessi dobbiamo sentire il nostro corpo.


Estratti dal terzo capitolo

La paura è connessa alla profondità della paura.
Gli occhi che non piangono diventano duri, fragili e asciutti, cosa che può danneggiare la loro funzione visiva.
[...] generalmente si piange quando il trauma o l'offesa sono cessati. L'urlo, d'altra parte, è un tentativo di sviare il trauma o, quanto meno, limitare l'attacco. E' un'espressione aggressiva. mentre il pianto è il tentativo del corpo di sciogliere la sofferenza che fa seguito a un'offesa.
Lo si vede dall'oscurità degli occhi, dalla tristezza dell'espressione, dalle mascelle serrate e dalla rigidità del corpo. Hanno perduto precocemente nell'infanzia la capacità di godere, quando la loro innocenza fu spezzata e la loro libertà distrutta.

Vivere la nostra vita pienamente da esseri umani richiede la capacità di piangere liberamente e profondamente.
Quando i pazienti mi dicono di aver pianto abbastanza, io sottolineo che il pianto è come la pioggia che scende dal cielo a fecondare la terra.
Piangere protegge il cuore. E' l'unico modo per sciogliere il dolore di un cuore spezzato, di un amore perduto.
Portiamo troppa sofferenza nei nostri corpi per abbandonarci al sé. La nostra tristezza raggiunge la disperazione, che dobbiamo negare per motivi di sopravvivenza.
Sfortunatamente, molte persone sono cieche all'espressione corporea, avendo imparato molto precocemente a credere alle parole che si odono più che a ciò che si sente.


Estratti dal quarto capitolo

Piangere è il processo di disgelo, decontrazione e apertura alla vita.
Trattenere il respiro è un mezzo per resistere all'abbandono al corpo e alle sue sensazioni; è una resistenza inconscia.

Ma tutta la volontà del mondo non è d'aiuto a una persona che manchi dell'energia per realizzare quella volontà. [...] Non c'è bisogno della forza di volontà per fare ciò che si desidera fare. Non c'è bisogno di usare la volontà quando si ha un forte desiderio. Il desiderio di per sé è una carica energetica che attiva un impulso che provoca azioni libere e generalmente soddisfacenti.

I pazienti non si concedono di piangere perché hanno paura della profondità della loro tristezza che, in molti casi, sfiora o arriva alla disperazione. [...] Ma senza qualche sentimento di gioia, la vita è vuota, spaventosa e dolorosa.

Il dolore della solitudine è l'aspetto fisico della paura di essere soli. Questa paura crea il bisogno di altre persone e attività che distraggano l'individuo dal sentirsi solo. [...] Le persone possono stare sole se possono stare con se stesse. Ma se non si ha un senso forte e sicuro di sé, stare da soli significa sentirsi vuoti. Il sentimento di solitudine nasce da un senso di vuoto interiore che è una conseguenza dell'essersi esclusi dai sentimenti.
Non si può essere soli se si è emotivamente vivi. Si può essere soli, ma sentirsi parte della vita, della natura e dell'universo. Molti preferiscono stare da soli piuttosto che vivere i conflitti che oggi sembrano parte integrante delle relazioni. Altri accettano di stare da soli perché non hanno trovato la persona con cui desiderano condividere la loro esistenza. Tali persone non sono sole, non soffrono e non si sentono vuote. Senza la capacità di stare soli, si è persone bisognose che cercano all'esterno qualcuno che possa colmare il loro vuoto. Non c'è gioia in questo tipo di vita, giacché viene vissuta solo al livello di sopravvivenza, ossia: "Non posso vivere senza di te".

Se l'amore è una relazione speciale tra due individui è solo perché l'amore è un sentimento speciale. E' l'amore a rendere speciale una relazione e non la natura speciale degli individui a rendere amorosa la relazione.


Estratti dal capitolo quinto

La collera si sviluppa quando una persona sente che il suo potere è ostacolato o frustrato.
I bambini la cui capacità di esprimere rabbia non sia stata danneggiata, non diventeranno adulti collerici.
La tensione nei muscoli della spalla, tra le spalle e le scapole e tra queste ultime e la spina dorsale [...] denota quanto sia gravemente bloccata l'espressione della rabbia.
La rabbia è una reazione naturale ala perdita di libertà. Ciò significa che ogni tensione muscolare cronica nel corpo è associata con la rabbia. Naturalmente, se non si percepisce la tensione, non si sente neanche la rabbia. Si accettano come qualcosa di normale le limitazioni di movimento e la mancanza di libertà, come uno schiavo accetterebbe la condizione di schiavitù senza nessuna rabbia.
Gridare e urlare, per esempio, esprimono collera e frustrazione, più che rabbia. Si deve ricordare che l'obiettivo legittimo della rabbia non è il controllo degli altri, ma la salvaguardia della propria integrità e dei propri sentimenti positivi.