sabato 26 gennaio 2013

A te, nonnina

Le mie parole saranno con te per sempre nonnina, cenere con la tua cenere, amore nell'amore.
Grazie delle splendide parole che non dimenticherò mai, del cuore grande, della forza incredibile, della dignità, del coraggio che oggi riconosco come tue splendide doti.
Mi sembra così strano che non ti rivedrò più... non in questa vita almeno.
Questo è la morte: imparare a proteggere il cuore dal passare del tempo. Non mi sarà impresa difficile.
I ricordi che ho di te sono tantissimi, colorati, vivi, lunghi una vita - la mia.
Sarai nei miei figli attraverso me.
Un abbraccio senza fine, un bacio sulla fronte.

Sul raggiungimento della Laurea


Questo traguardo che assume le forme del numero 110 e della parola lode voglio dedicarlo alle mamme dei miei genitori: fari nella notte, donne coraggiose, forti, determinate, caparbie, buone, profondamente umane; a mia madre e a mio padre, esempi da seguire; a mio fratello che mi ha fatto incontrare il Buddismo, e a mia sorella che mi ha insegnato l’amore per lo studio, la scrittura, la musica, il silenzio, la poesia; a tutte le persone speciali con le quali ho condiviso pomeriggi, mattine e notti di studio, confronto, chiacchiere, aperture, esperienze, tempo prezioso di vita condivisa; alle persone meravigliose che ho incontrato tra le quattro mura dell’università che sono diventate amiche o riferimenti intellettuali; a tutti quelli che mi hanno fatto crescere standomi vicino e a quelli che lo hanno fatto decidendo di non starmi vicino; infine desidero dedicare questo mio successo a quei pochi che speravano che non ce l’avrei fatta.

Se tornassi indietro rifarei la stessa scelta, mi imbatterei ancora nei sacrifici, nelle rinunce, nelle ri-determinazioni dei momenti di stanchezza, nello stravolgimento della mia vita: rifarei tutto infinite volte perché quanto ho ricevuto dall’esperienza appena conclusa meritava tutto l’impegno e tutti gli sforzi che ho fatto.

Direi che, forse, ho ricevuto più di quel che ho dato perchè quando ho iniziato ero certamente meno (consapevole, attenta, cosciente, etc.) di quanto sia adesso.
 

Gli ultimi sei mesi


Scrivere della giornata di martedì 22 gennaio 2013 non è semplice, devo cominciare da lontano, da agosto per essere precisi.
È ad agosto che ho iniziato il percorso di studio e approfondimento per la stesura della tesi, il cui argomento verte sull’Etica della Compassione (tentativo di costruzione di un’etica basata sul concetto di compassione così come viene inteso nel Buddismo facendo però prima una premessa sulla compassione aristotelica) e sempre ad agosto è iniziato il faticoso percorso di malattia dei nonni. I nonni si trovano dai miei in campagna da poco più di una settimana quando mio nonno ha avuto un ictus che gli ha paralizzato tutta la parte destra del corpo. Nel frattempo la nonna ha delle piaghe vascolari nelle gambe così profonde ed estese che è costretta a stare a letto tutto il giorno necessitando così di cure costanti. Il nonno viene immediatamente ricoverato in ospedale ad Acqui dove attende il trasferimento in una clinica specializzata nella riabilitazione (il quale avviene circa dieci giorni più tardi). La nonna intanto continua le medicazioni, viene fatta seguire dal primario di angiologia che piano piano, nel giro di un paio di mesi, la riporta alla deambulazione autonoma. Il nonno viene dimesso dopo quaranta giorni di ginnastica riabilitativa e fisioterapica: riesce a camminare con l’aiuto di una stampella, si muove in casa senza problemi. I miei nonni vivono in casa con i miei genitori, assistiti giorno e notte, accuditi, amati non senza provocare gelosie e invidie in alcuni personaggi della famiglia di mia madre.
Nel mentre studio, leggo, cerco di mettere insieme le pagine che formeranno i capitoli dell’elaborato finale del primo pezzo di percorso accademico.
Ho vissuto momenti di sconforto, di ansia, paura di non riuscire, giorni in cui non sapevo assolutamente cosa scrivere, da che parte andare. Alcune volte il solo immaginare di essere seduta davanti alla commissione mi atterriva causandomi panico e paura di non farcela. Passando il periodo di buio totale o quasi, ho scritto l’ultimo capitolo, quello conclusivo, quello tutto mio, strutturato e articolato da me stessa senza l’ausilio di alcun libro.
È stata la grande soddisfazione di tutto il lavoro scritto.
Tra un capitolo e l’altro vado su dai miei, sento il desiderio e il bisogno di aiutare i miei, di dare un po’ il cambio a mia mamma, di stare vicino ai nonni, godermeli un po’, anche se questo significa dormire poco, fare le scale mille volte, affaticarsi fisicamente nel dare ai nonni quel di cui necessitano.
Arriva dicembre, concludo la tesi, mando in stampa,  faccio rilegare, non mi resta che aspettare il giorno in cui tutto si concluderà. I nonni stanno discretamente, la quotidianità ha preso un buon ritmo; mi manca passare del tempo con i miei, ma sono felice dell’esempio che mi stanno dando, dell’umanità che mi stanno insegnando ad avere.
Arriva anche Natale e io desidero fortemente trascorrere almeno una delle tre giornate di ricorrenza con i nonni, perché sono già due anni che non accade. Domenica 23 decidiamo di andare a pranzo dai miei, io e Gian. Per fortuna, aggiungo ora. Quel giorno, quella domenica, è stato l’ultimo giorno di mia nonna fra le quattro mura domestiche. Siamo stati insieme tutto il giorno, nel pomeriggio ci hanno raggiunti anche i genitori di Gian, così i nonni hanno aperto i loro regali. Eravamo così felici, c’era un calore umano così meraviglioso, la nonna aveva luce negli occhi e sulle labbra del nonno c’era uno splendido sorriso, sereno.
Il giorno dopo la nonna viene ricoverata per calcoli alla cistifellea. I primi dieci giorni trascorrono all’insegna della stabilità, lei è annoiata, naturalmente, i miei insieme al nonno vanno a trovarla due volte al giorno ma mi dice che non vede comunque l’ora di tornarsene a casa.
Il 7 gennaio ha un ictus e tre piccoli infarti che la porteranno al sonno ristoratore che avrà inizio tredici giorni più tardi, esattamente due giorni prima della mia laurea.
Tutto avrei voluto tranne il funerale il giorno stesso del coronamento dei miei tre anni di studio e sacrificio. Per paura di non farcela, di non reggere. E invece è accaduto proprio quanto, per paura, volevo non accadesse.
Così il giorno fino ad oggi più importante della mia vita è stato anche quello in cui ho visto l’assenza della mia cara nonna: come la chiusura di un cerchio, la fine di un libro, di un’era, di un ciclo di vita. D’ora in avanti sarà tutta un’altra storia, più matura, più forte, certamente più consapevole ancora, nel caso ce ne fosse stato bisogno.
Sentivo che la preparazione della tesi avrebbe avuto un significato importante, era quello che volevo: scrivere per crescere. Ma mai e poi mai avrei immaginato che crescere avrebbe significato anche abbracciare la morte della mia nonna (l’unica che io abbia conosciuto e un po’ goduto).
La vita è straordinariamente grande e questa ne è la prova.
Mia nonna è sempre stata una donna molto forte, coraggiosa, sicura di se stessa, audace e un po’ delle sue qualità le ho prese anch’io.
Martedì è stata una giornata indimenticabile che desidero con tutto il cuore dedicare alle mamme dei miei genitori: la mamma di mia mamma per avermi dato una madre come quella che ho, la mamma di mio papà per avermi dato un padre come quello che ho. Persone speciali, indubbiamente meravigliose, che non ringrazierò mai abbastanza per il supporto, il sostegno, la fiducia, l’amore, l’incoraggiamento, gli errori, l’affetto e il cuore che non hanno mai lesinato.
È grazie a loro se io sono qui ora, oggi, adesso, grata alla vita, felice di me stessa e delle prove che affronto, sempre a testa alta, sempre con il cuore dentro a tutto quel che faccio, nel rispetto dell’Altro, nell’amore per il giusto e il bello, nel rifiuto verso ciò che di male esiste, desiderosa di costruire un mondo migliore, più alto, più buono, più giusto e ricco.
Questo sento perché questo i miei genitori mi hanno insegnato.
Un grazie speciale va a mio fratello che mi ha fatto incontrare il Buddismo, grande riscoperta e viaggio dentro l’infinito della vita.
 
 

martedì 15 gennaio 2013

Meno sette - gulp!

Sono ad una settimana esatta dal traguardo.
Panico e terrore.
Aiuto.
Ma penso di potercela fare -

giovedì 10 gennaio 2013

10 gennaio 2013, 17h41

E' della dolcezza che ho bisogno:
morbida, calda, rassicurante -
Della dolcezza della tua voce che si preoccupa per me.
Bellissima, infinitamente bella.

martedì 8 gennaio 2013

La mamma della mia mamma

Tutto ti ho detto, nonnina.
Tutto dici, adesso, con gli occhi tuoi.
E nel cuore un esempio, un riferimento,
un abbraccio che non finisce mai.
Sia un dolce riposo, il tuo -

venerdì 4 gennaio 2013

Buonanotte -

Tu, bruto, nascondi il tuo amore
i tuoi baci per me
i tuoi abbracci caldi li tieni in serbo solo in posti bui -
Ma è al sole che voglio mostrare il mio amore,
è agli occhi di chiunque che voglio gridare
il bene che ti voglio e che langue nel mio cuore.
Ma tu non lo fai.
Nascondi, non condividi.
Per stupido pudore?
Vergogna? Paura, forse?
La porta della mia vita invece rimarrà aperta
per chi non ha esitazione
nel mostrare ciò che custodisce
là, in fondo ai prati meravigliosi
che profumano di luce
che sanno di amore.