martedì 18 gennaio 2011

Quasi a metà strada...

Eccomi di nuovo qui, a distanza di un mese, a scrivere.
Scrivo ancora per ribadire, in fondo, quanto di meraviglioso la vita accademica mi sta dando.
Quel pomeriggio di fine luglio del 2009 non potevo lontanamente immaginare l'esperienza che mi avrebbe attesa. E' vero, da parte mia ho investito moltissimo in coraggio, audacia, forza, determinazione, ma la Vita mi ha ricambiata con soddisfazioni così vaste e profonde che lo sforzo da me compiuto per scegliere quella strada è stato nullo a confronto.
La Vita... la Vita non mi sta regalando niente, questo ci tengo a sottolinearlo! Mi sta restituendo molto, certamente, ma non mi sta facendo grazia di niente.
Il mio impegno, i miei sforzi, la mia fatica sono costanti, incessanti, duri; il tempo che dedico allo studio è moltissimo, ma lo faccio con piacere perchè è ciò che mi consente di immergermi in modi che mi appartengono ma che non conosco, oppure, mondi che non mi appartengono e che non conosco... o ancora mondi che non mi appartengono ma che conosco.
Insomma, attraverso i testi, i segni, le lettere, le parole traccio sempre più il mio profilo di donna.
E' come se mi disegnassi, prendessi forma attraverso le esperienze mentali ed emotive che i libri e gli incontri con professori e colleghi mi consentono di vivere.
In questo pomeriggio di gennaio, quando la temperatura e la luce sembrano anticipare la primavera, ormai quasi alle porte, mi ritrovo in cucina, con una tazza di the alle rose fra le mani e qualche tozzetto di focaccia dolce per raccontare, sviscerare, astrarre le mie emozioni, le sensazioni che viaggiano in lungo e in largo dentro di me.
Qualcosa è all'altezza del cuore, qualcos'altro è nella materia grigia, nella corteccia cerebrale; qualcosa gioca a livello di autostima, felicità, soddisfazione, gratificazione, pieno compimento di me stessa, qualcos'altro invece mi rende consapevole del valore culturale del mio pensiero, cosciente dei contenuti, dei concetti e delle parole che sono riuscita ad incontrare ed afferrare, senza lasciarli più scappare ma, anzi, includendoli in me e nella mia dimensione intellettuale.
Riscontrare, in ambito scientifico - accademico, che il mio modus operandi - da quando avevo dieci anni o poco più - esplicitatosi nello scrivere di me è metodo conclamato di introspezione, autoanalisi, metacognizione, non ha eguali. Dal mero sentire di voler scrivere a tutti i costi su quaderni, blog, fogli di carta all'essere consapevoli delle implicazioni psicologiche, pedagogiche, etiche che questa attività comporta mi ha consentito di varcare la soglia del superficiale, dell'essere agito, del fare senza comprendere a fondo. E così mi si è aperto un mondo enorme, infinito in termini di altezza e di profondità, un mondo meraviglioso che mi ha consegnato chiavi con le quali ho potuto aprire porte che prima di all'ora non ero nemmeno in grado di vedere.
Questo è splendido: trovare in sè luoghi di inattesa magia e grandezza.
Trovare in sè rende capaci di autonomia, piena e totale libertà di accesso, gestione, utilizzo e coltivazione di quello splendido giardino che si è. E ovunque si andrà, chiunque si affronterà, qualsiasi evento si vivrà, quella sorgente di sè accompagnerà sempre, sarà sempre presente, indipendentemente da tutto, dipendentemente da sè.
Vorrei - dovrei - ringraziare un pò di persone, naturalmente, ma quelle persone già sanno cosa penso di ognuna di loro: chi mi ha dato sostegno morale, chi economico, chi si è preoccupato di dare ossigeno alla mia autostima, chi mi ha sostenuto senza riserve, chi ha creduto in me.
Persone speciali, ognuna a modo suo.
Ed è meraviglioso avere intorno un contesto come quello che mi ha dato modo di emergere e sperimentarmi.
Un grazie dal cuore, autentico, scevro di filtri di alcun tipo.

s.