mercoledì 8 maggio 2013

8 maggio 2013

Così, ventiquattro ore fa, mentre la mia serata proseguiva con la consuetudine della tranquillità, a poche centinaia di metri in linea d'aria da casa mia, accadeva un incidente assurdo, improbabile, inspiegabile, eppure vero. Accadeva una di quelle cose a cui mai nessuno penserebbe, una di quelle cose che soltanto ipotizzandola fa venire da dire: "ma figurati!". E invece si. Invece quella gente è morta così, svolgendo un turno lavorativo notturno, scambiandosi qualche battuta, magari bevendo un caffè, ridendo di qualcosa; oppure con la piena e totale consapevolezza di quel che sarebbe loro accaduto di lì a pochi istanti. Perché questo è la vita: un insieme di frammenti, un fagotto di immagini, suoni, odori, sentimenti, emozioni, corpi, pensieri da custodire attentamente, gelosamente. Il fagotto più prezioso che si ha. Ora, in questo frangente, sotto questo spazio di cielo. Non tra un'ora, nemmeno cinque minuti fa. Ma adesso. Che è anche - contemporaneamente - prima e dopo.
Della fragilità dell'esistenza mi stupisco sempre. Della vulnerabilità degli istanti. Della precarietà di se stessi. Della magia dell'energia. E finché sento stupore sento vita, curiosità, presenza.
Fare quel che mi smebra importante fare, dire quel che sento essere importante dire. Aprirmi, non chiudermi. Guardare, non voltarsi. Accogliere, non respingere.

Ogni tanto me lo ripeto. Apertura, accoglienza, abbraccio, ascolto. Di tutto.

ps: la settimana del mio compleanno negli utlimi anni sta diventando pezzo dell'anno interessante.... Sono curiosa di vederne gli sviluppi. Che, già so, saranno meravigliosamente interessanti.

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